Fresche, secche o ridotte in farina, le castagne si prestano a numerose preparazioni culinarie, e grazie al loro ottimo contenuto in carboidrati complessi, sono in grado di sostituire i più pregiati cereali.
L'autunno, altrove chiamato stagione morta, in Valsassina è considerato d'oro. L'aria limpida e pura, il cielo terso, i boschi pieni di mille colori delle foglie che con i primi freddi cambiano la loro veste estiva. Già dalla fine di settembre, ma soprattutto in ottobre, ogni momento è buono per una castagnata. Ci si trova in piazza, spesso al suono di una musica improvvisata, a gustare caldarroste. C'è un patrimonio di storie e leggende, nelle nostre valli, nato quando la fame era davvero fame e la sopravvivenza era legata ad una manciata di castagne. Un frutto che ha avuto una grande importanza nella storia delle nostre vallate, indispensabile fonte alimentare fin dai tempi più remoti, addirittura moneta sonante come testimoniano alcuni documenti medioevali dove le locazioni di prati e di selve venivano stabilite in "some" e "quartari" di castagne. Comunque è il patrimonio della tradizione orale che testimonia come l'impiego alimentare della castagna a colazione, pranzo e cena, sia da far risalire alla notte dei tempi. Tantissimi anche i motti e le filastrocche che parlano di castagne, da sole o associate ad altri alimenti.